Quattrodici brani per coro a cappella e coro ed organo, in latino. I brani, scritti da monsignor Claudio Carena, nostro parroco, tra il 1982 e il 1986 sono stati immaginati allora come “pagine sciolte” di polifonia sacra: preghiere tradizionali, salmi e parti fisse della Messa.
In occasione della festa di Cristo Re 2019 la comunità ha potuto apprezzare l’esecuzione dell’opera realizzata ad arte dall’“Alba Vocal Ensemble” diretto dal maestro Giuseppe Olivero e accompagnato all’organo dal maestro Gabriele Studer.
Don Claudio ha offerto una presentazione dei brani e dei contenuti.
il video
Il programma
Mysterium Salutis – Concerto Spirituale – Pagine di polifonia sacra di don Claudio Carena
Alba Vocal Ensemble – Direttore: Giuseppe Olivero – Organista: Gabriele Studer
Mettere Dio “in principio”
significa che la realtà è il risultato di una libertà, non di una necessità,
significa che l’uomo sa da dove viene
sfuggendo così al regime dell’anonimato,
significa porre l’alterità in cui è possibile l’amore, la relazione, l’alleanza,
significa che l’oggi è teso a un domani non dovuto al caso…
Gesù Cristo: Il principio del mondo
- Cantate Domino
- Ave Verum Corpus
La Liturgia: Culmine e fonte della vita della Chiesa
- Kyrie Elèison
- Sanctus
- Pater Noster
- Agnus Dei
Maria: Segno di consolazione e di sicura speranza
- Ave Maria
- Salve Regina
- Regina Coeli
La morte: Un ponte dalla vita alla vita
- Fili mi Absalom
- O Domine Jesu Christe
Il Regno: Dio, tutto in tutti
- Da pacem, Domine
Exsultate Justi
Mettere Dio “in principio”… significa mettere Dio “alla fine” (E. Bianchi)
Christus regnat: Il garbo del Vincitore
- Amen, Alleluia
il contesto - la festa di cristo re 2019
Negli ultimi anni, per i momenti di riflessione e di preghiera in preparazione e per la celebrazione della festa di Cristo Re, ci siamo lasciati ispirare da un’opera d’arte presente nella nostra chiesa parrocchiale: il grande dipinto dell’abside, le vetrate del presbiterio, il trittico del battistero, l’organo restaurato, la statua e la vicenda della Madonna pellegrina…
“Se hai sei denari, con tre compra il pane e con gli altri tre compra i gigli!” (Proverbio cinese)
Quest’anno, prendendo spunto dalla Via Crucis bronzea dello scultore Giovanni Cantono (1916-1990), abbiamo riflettuto sulla passione di Gesù e sulla passione dell’uomo.
«Mentre la Sacra Scrittura narra ciò che Dio ha fatto per noi, mostrandoci però il suo volto quasi di spalle, cioè nelle azioni che compie, la Passione di Gesù narra ciò che Dio si è fatto per noi – e ciò che noi gli abbiamo fatto; ce lo mostra faccia a faccia, senza più alcun velo, è ri-velazione totale del volto divino… Nel Crocifisso vediamo tutta la verità dell’uomo rovesciata su Dio e tutta la verità di Dio rovesciata sull’uomo, miseria e misericordia che si abbracciano» (C.M. Martini).
Mysterium Salutis – L’articolo di Nina Grosso apparso sul bollettino parrocchiale
Nella festa di Cristo Re che si è appena conclusa, ispirandoci all’ultima (per ora) opera d’arte presente nella nostra Chiesa parrocchiale – la Via Crucis in bronzo dello scultore Giovanni Cantono – abbiamo meditato sulla “Passio Christi – Passio Hominis”, attraverso gli interventi di riflessione declinati con i seguenti titoli: “Dal Crocifisso risorto nasce la speranza”, ”dalle Sue piaghe la salvezza” e “la bellezza che trasfigura il dolore”; incontri nei quali tutti i relatori hanno dato il meglio di sé.
Dopo questa preparazione, vissuta non in stragrande numero, ma in piena consapevolezza, la preghiera guidata dai giovani, la presentazione storico-artistica della Via Crucis e il momento conviviale per eccellenza – con la solita partecipazione di massa in cui è stato accolto un bel numero di fratelli meno fortunati che hanno potuto così godere di una parentesi di serenità – la festa è stata chiusa degnamente dal grande Concerto Spirituale “Mysterium salutis” della domenica sera.
Si tratta dell’opera giovanile del nostro parroco, composta da 14 brani per coro a cappella e coro ed organo, tutti in latino, alcuni dei quali già proposti al concerto della festa di Cristo Re dello scorso anno, ora presentati in forma quasi completa (14 su 15) e destinati a comporre un CD, con l’annessione di un libretto esplicativo e dei relativi spartiti che dovrebbero essere molto graditi dagli appassionati.
I suddetti brani – scritti tra il 1982 e il 1986 come “pagine sciolte” di polifonia sacra – costituiti da preghiere tradizionali, salmi e parti fisse della Messa, ora sono stati incastonati in una specie di mappa orientativa o di sguardo panoramico sul mistero cristiano e affidati alla bravura degli artisti dell’ “Alba Vocal Ensemble”, del maestro Giuseppe Olivero e del nostro organista Gabriele Studer, che hanno saputo farne un’opera d’arte a tutti gli effetti.
Straordinaria è stata la presentazione regalataci dell’Autore, perché, a parte la doverosa spiegazione di cui abbisogna ogni brano, don Claudio ha sviscerato con noi come ha voluto usare ogni nota, ogni voce, ogni arpeggio per comunicare al meglio quanto il cuore gli suggeriva ed esplicitare con i suoni, i timbri e i ritmi il raccoglimento, la gioia, il dolore, la preghiera, il senso del mistero…
D’improvviso il nostro carissimo e bravissimo Monsignore è ridiventato il ragazzino di allora, appassionato ed esigente, che aveva già la perfetta padronanza delle note e degli strumenti musicali e che sentiva chiarissimamente nella sua testa come dovesse essere il brano che stava componendo.
Ciò ha appassionato anche noi, perché l’entusiasmo, si sa, è contagioso: abbiamo toccato con mano che i sogni belli non muoiono mai, anche se nascosti per anni in qualche famoso “cassetto”; tra le mani dell’Autore riprendono vita, bellezza e splendore.
Ultima cosa, ma non meno importante da dire, è stata la presenza tra di noi di alcuni cristiani ortodossi e fratelli musulmani; esempio bello e significativo di fratellanza universale.
I brani sono stati eseguiti nel seguente ordine, ed in ognuno abbiamo trovato una preziosa “chicca”:
Cantate Domino: un salmo di lode cosmica ad esprimere che – come afferma l’inno cristologico della Lettera ai Colossesi – “Gesù Cristo è il principio del mondo”. Enzo Bianchi fa eco all’Apostolo quando scrive nell’incipit di un suo libro: Mettere Dio “in principio” significa che la realtà è il risultato di una libertà, non di una necessità, significa che l’uomo sa da dove viene sfuggendo così al regime dell’anonimato, significa porre l’alterità in cui è possibile l’amore, la relazione, l’alleanza, significa che l’oggi è teso a un domani non dovuto al caso… mettere Dio “in principio” significa mettere Dio “alla fine”.
Ave Verum Corpus: un antico inno eucaristico che esprime con vibrante commozione la fede cattolica nella presenza di Cristo vivo nel sacramento dell’Eucaristia.
Kyrie Eleison: la richiesta di perdono viene espressa in tonalità minore, quasi con mestizia, ma nell’ultimo accordo il coro confluisce in tonalità maggiore dando l’impressione della certezza che il perdono di Dio sia già accordato e in qualche modo anticipato nella stessa consapevole ammissione delle proprie colpe.
Sanctus: l’inno che conclude il Prefazio della Messa si ispira ad una visione di Isaia. È un invito alla Chiesa terrena ad unirsi a quella celeste nella lode del Dio tre volte Santo; questo intreccio di terra e di cielo è reso vivo da una serie di arpeggi affidati alle diverse voci nell’Osanna; arpeggi che partono dal basso e si dilatano verso l’alto.
Pater Noster: è la preghiera cristiana per eccellenza; anzi, più propriamente, il metodo della preghiera suggerito da Gesù su richiesta dei suoi apostoli; l’ossatura fondamentale è costituita da 7 domande, 3 rivolte a Dio per Dio stesso, e 4 a lui per noi. La domanda che recita “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori” è da sempre particolarmente delicata a motivo della nostra difficoltà a perdonare; difficoltà sottolineata dal canto dei soli soprani, che in tempo ternario – a differenza di tutto il resto del brano – si distendono in arpeggi arditi.
Agnus Dei: in questo brano il “dona nobis pacem” finale, eseguito in doppia scala ascendente, ci riporta alla mente Elie Wiesel, premio Nobel 1986 per la pace, che, in un suo libro aveva rispolverato una suggestiva allegoria giudaica. Quando Giacobbe, in fuga da Esaù, il fratello beffato, era giunto a Betel, secondo la Bibbia (Genesi 28,10-19) aveva avuto una visione: «una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco, gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa». Ebbene – continuava la parabola giudaica – alla fine gli angeli si dimenticarono di ritirare la scala che, perciò, rimase piantata sulla terra. È, così, divenuta la scala musicale le cui note angeliche permettono ancora a Dio di scendere e parlarci e a noi di ascendere in cielo per raggiungerlo.
Ave Maria: la preghiera mariana più cara al nostro cuore, di cui la prima parte è ripresa dal vangelo di Luca e la seconda dalla tradizione della Chiesa. L’autore, in un inciso ripetuto più volte dalle diverse voci sulla parola “benedicta tu” ha voluto immaginare un’eco del “Magnficat”, là dove Maria afferma “tutte le generazioni mi chiameranno beata”.
Salve Regina: il testo è un’antifona mariana del Medio Evo. All’inizio le 4 voci riprendono lo stesso soggetto, come se volessero coinvolgere i punti cardinali della terra in un’unica lode a Maria. L’autore ha fatto inoltre notare che il basso solista intona la nota più alta nel dire “ad te” e la più bassa nell’“in hac” per far notare la distanza tra la vertiginosa altezza della santità della Vergine e la nostra condizione di peccatori; distanza colmata dall’intercessione della Madonna alla quale non temiamo di rivolgerci con disinvolta confidenza, come dimostra l’incalzante “eja ergo”, che con un notevole crescendo cromatico esprime il nostro desiderio di sollecitare ed affrettare il suo benevolo sguardo.
Regina Coeli: si narra che il papa san Gregorio Magno avesse avuto una visione in cui gli angeli gli insegnarono questa preghiera che esprime l’intensa gioia pasquale. Solo 3 strofe però, la quarta l’avrebbe aggiunta il Papa stesso chiedendo a Maria di intercedere per noi.
Fili mi Absalom: è il pianto accorato del re Davide per la morte del figlio e nemico Assalonne. Il suo dolore struggente si riverbera in tutti coloro in ogni tempo hanno provatolo la stessa pena. Alla fine del brano, tutte le voci, confluendo in un largo accordo maggiore, pronunciano il nome Absalom: qualcuno ha scritto: chiamare una persona per nome significa dirle: “tu non morirai!”.
O Domine Jesu Christe: antica preghiera per i defunti che chiede misericordia per tutti i peccatori.
Da Pacem, Domine: inno ricavato da testi biblici, nel quale si prega il Signore di starci vicino, perché non abbiamo altri che possano combattere al nostro fianco se non lui; la pace invocata ed attesa non è soltanto intesa come assenza di conflitti o di guerre, ma più propriamente come “prosperità”, buon andamento di tutte le cose, “cumulus bonorum omnium” – il mucchio di tutti i beni.
Exsultate Iusti: cantate giusti al Signore con arte, con la cetra e con il salterio a dieci corde; le voci, in questo Salmo, cercano con successo di imitare il suono degli strumenti musicali evocati.
Amen, Alleluia: il Signore Gesù, dopo la sua Risurrezione, invece di imporre con orgoglio la sua vittoria, con delicatezza e con garbo ripiegò e mise in ordine i teli funerari ed il sudario nella cavità sepolcrale come avrebbe fatto un domestico o una domestica. La sua risurrezione non cancella, ma porta con sé l’umanità. Cristo, risorto dai morti non muore più e con i segni della passione vive immortale. Questo convincimento è espresso musicalmente da don Claudio riprendendo per questo brano finale il tema del Kyrie, concluso da alcuni alleluia potenti e ad un tempo composti, ad esprimere il “garbo del Vincitore”.
Nina Grosso