In occasione della Festa di Cristo Re viene diffuso un messaggio di speciale vicinanza ad anziani e ammalati.
A tutti gli anziani ed ammalati della Parrocchia
Carissima, carissimo,
a voi che, anche nel silenzio e nel chiuso delle vostre abitazioni, siete parte della Comunità, come fondamenta che, pur non vedendosi, tengono su la casa, va il nostro pensiero ed il nostro saluto affettuoso.
Vi portiamo nel cuore e nella nostra Chiesa nella Solennità di Cristo Re, festa della nostra Parrocchia.
Quest’anno siamo invitati a riflettere sul tema stesso della “Regalità”: Cosa significa essere Re? Cosa vuol dire che Gesù è Re? E se Lui è Re, noi che siamo suoi seguaci, siamo discepoli ed eredi di un Re? Quindi, anche noi, un po’ re?
Per Gesù “essere Re” ha significato mettersi al servizio dell’uomo. Come dice il canto che spesso un nostro coro intona: “Fa che impariamo, Signore, da Te, che più grande è chi più sa servire… perché servire è regnare”.
Voi che siete anziani, malati, fragili… voi che forse fate fatica a mangiare da soli, ad uscire o anche solo a fare due passi nelle vostre case, voi avete bisogno del servizio degli altri.
Quindi voi date a tanti di noi l’opportunità di Servire, cioè di Regnare.
Forse sorriderete leggendo questa frase, perché, sicuramente, penserete che sarebbe molto meglio servire che essere serviti, accompagnare che essere accompagnati, aiutare che essere aiutati… Avete ragione!
Nonostante la vostra condizione sia preziosa perché offre a coloro che sanno chinarsi sulla vostra vita fragile o ferita l’opportunità di capire il dolore, di sperimentare il limite, di sentirsi piccoli, quasi povera cosa bisognosa di tutto e di tutti, di diventare, in definitiva, un po’ più umani… vi ripetiamo: “avete ragione”! E’ meglio essere giovani e in salute, e aiutare chi fa più fatica.
Ma, vorremmo fare una precisazione: sicuramente tanti di voi, quando ancora erano sostenuti dalle forze e dalla volontà, si sono presi cura della vita sofferente che avevano intorno – un genitore, un fratello, un parente, un amico, un vicino di casa – e hanno fatto tanti gesti per portare sollievo ed essere vicini.
E, ne siamo certi, anche chi di voi non ha mai potuto essere per l’altro braccio che sorregge, avrà però, magari con un gesto di una mano aperta, con un sorriso di gratitudine, con uno sguardo di bene, sanato una ferita del cuore, ridato energia e vigore ad una testa stanca, consolato un animo affranto.
Tutto questo dà voce ad un’altra storia, un’altra narrazione che rimanda alle splendide parole del Magnificat: “Di generazione in generazione la sua misericordia si stende…”.
Di generazione in generazione, noi, ma prima di noi voi, siamo il volto della Misericordia di Dio che, in epoche diverse e con diverse modalità si stende su tutta l’umanità.
Grazie! Un grande, caloroso e riconoscente abbraccio.
Don Claudio, a nome di tutta la Comunità parrocchiale